
Bullismo a scuola: riflessioni da un curatore speciale del minore dopo il suicidio di un ragazzo a Latina
Il bullismo tra i ragazzi a scuola continua a rappresentare una piaga sociale grave e pericolosa,
con effetti che possono diventare a volte letali, come purtroppo dimostra il tragico caso di Paolo,
14 anni, di Santi Cosma e Damiano (Latina).
Come curatore speciale del minore, che in diversi casi ho assistito a livello giuridico e umano, sento il dovere di portare una riflessione a tutto tondo su questo fenomeno, che non è solo una questione educativa ma anche una seria emergenza di tutela dei diritti dei minori.
In qualità di curatore speciale, ho un contatto diretto con situazioni di fragilità minorile in ambito
giudiziario, spesso generate da dinamiche familiari complesse e da contesti scolastici a rischio.
Il bullismo, infatti, non è mai un fenomeno isolato; si inserisce in una rete di segnali di disagio
che richiedono interventi precoci e multidisciplinari. Il mio compito è anche quello di tutelare il
minore da ogni forma di abuso, violenza o emarginazione, e il bullismo va certamente inserito in
questa categoria.
La vicenda di Paolo ha insegnato come la mancata presa in carico delle segnalazioni e la
sottovalutazione del disagio possano tragicamente peggiorare la situazione, fino a portare a
conseguenze estreme come il suicidio. Il curatore speciale, in collaborazione con i servizi
sociali, scuole e autorità, deve vigilare affinché ogni situazione di minore vulnerabilità sia
affrontata con attenzione, cultura del rispetto e contromisure efficaci.
Bullismo e legge: una cornice normativa aggiornata A livello legislativo, il decreto del 2025 introduce norme più stringenti per prevenire e punire il bullismo, sottolineando il ruolo imprescindibile della scuola come luogo non solo di istruzione ma di inclusione e sicurezza.
Tuttavia, il lavoro non finisce con la legge: serve una costante attivazione di protocolli scolastici, formazione degli insegnanti e soprattutto una cultura di ascolto e dialogo, per intercettare le prime avvisaglie di isolamento o malessere che possono sfociare in atti vessatori.
L’urgenza di un impegno collettivo e umanitario.
Dal punto di vista di chi opera a tutela dei minori, è imprescindibile lavorare non solo su sanzioni
e regole ma anche sulla prevenzione, educando ragazzi, famiglie e operatori scolastici a
riconoscere i segni del bullismo e a intervenire tempestivamente. Il suicidio di un ragazzo così
giovane è uno shock per tutta la comunità e ci ricorda quanto fragile sia la vita e quanto sia
necessario un impegno condiviso per salvaguardarla.
L’esperienza diretta con minori vittime di abusi o di bullismo conferma che solo una rete di
protezione forte e coordinata può prevenire drammi futuri.
Il mio appello, dunque, è per un’azione continua, concreta e valoriale per realizzare scuole
realmente comunità protettive, dove ogni ragazzo possa sentirsi al sicuro, rispettato e libero di
crescere serenamente.
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