Diritto di Famiglia Assegno di mantenimento – Cassazione 2025

Assegno di mantenimento – Cassazione 2025: non una punizione ma un equilibrio giusto

Quando si determina l’importo dell’assegno di mantenimento per i figli dopo la
separazione o il divorzio dei genitori, la legge pretende che il contributo sia adeguato
alle reali condizioni economiche di entrambi i genitori, evitando decisioni che
compromettano la dignità o la sopravvivenza di chi versa l’assegno.

Questo è stato rimarcato con forza dalla Corte di Cassazione, che, con ordinanza n. 19288 del 14
luglio 2025, ha annullato una decisione che obbligava un padre con uno stipendio
mensile di 1.400 euro a pagare 600 euro per il mantenimento del figlio.


Il principio di proporzionalità: fondamento legale e applicazione La base normativa di questo principio si trova nell’articolo 337-ter del Codice Civile,che recita: “ciascuno dei genitori provvede al mantenimento dei figli in misura proporzionale al proprio reddito”.

Perciò, la somma decisa deve essere il risultato di una valutazione comparativa dei redditi e delle risorse economiche effettive di entrambi i genitori, oltre che delle necessità dei figli e del loro stile di vita.


Nel caso trattato, la Corte d’Appello aveva imposto al padre un assegno pari a quasi
la metà del suo stipendio mensile, senza una reale analisi dei redditi di entrambi i
genitori. Per la Cassazione, questa mancata valutazione rappresenta un errore di
diritto, in quanto ignora il pilastro della proporzionalità richiesto dalla legge.


Le scelte personali e la realtà economica Un altro passaggio chiave dell’ordinanza riguarda l’atteggiamento dei giudici di secondo grado, che avevano attribuito scarsa rilevanza al peggioramento delle condizioni economiche del padre, considerandolo una conseguenza di una “scelta
unilaterale” (lasciare il posto nell’azienda di famiglia per diventare dipendente).

La Suprema Corte ha chiarito che il giudice non può adottare un approccio morale o
punitivo: il compito è solo quello di fotografare la situazione economica effettiva, a
meno che la riduzione del reddito non sia frutto di un comportamento fraudolento
specificamente volto a sottrarsi agli obblighi di mantenimento, circostanza che, nel
caso concreto, non è stata riscontrata.


Gli effetti sociali di un assegno insostenibile Imporre un contributo mensile tanto elevato da lasciare il genitore obbligato con una somma insufficiente per le proprie necessità di vita rischia di portare questa persona al di sotto della soglia di povertà.

La Cassazione sottolinea che la tutela del minore va sempre garantita, ma anche quella del genitore obbligato, affinché questi non venga schiacciato da un onere insostenibile. In ultima analisi, garantire che entrambi i genitori godano di una condizione dignitosa va a vantaggio dello stesso figlio, che ha
diritto a mantenere un rapporto stabile e sereno con entrambi.


Distinzione tra aspetti economici e relazionali Un ultimo aspetto evidenziato dalla Corte riguarda la tendenza, talvolta riscontrata nelle motivazioni dei giudici di merito, a confondere la questione economica con quella affettiva.

Problemi di relazione o disagio nel rapporto tra genitore e figlio non devono mai influenzare la determinazione dell’assegno di mantenimento. Le due questioni sono distinte e vanno affrontate con strumenti giuridici separati;

il contributo economico spettante va calcolato solo sulle basi aritmetiche e proporzionali stabilite
dalla legge.


La Cassazione richiama quindi tutti i tribunali all’adozione di criteri rigorosi e
imparziali, fondati sulla situazione economica attuale di entrambe le parti, senza
intrusioni di tipo morale e senza discriminare le scelte di vita dei genitori, purché
oneste.

L’assegno deve essere equo, sostenibile e conforme al principio di proporzionalità, così da proteggere i diritti dei figli ma anche la dignità e la stabilità dei genitori.

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